mercoledì 24 aprile 2013

La danza nel Medioevo

Home Page > Repertorio > La danza nel Medioevo


La danza nel Medioevo


Ballo tondo e catena nell'affresco della
"Chiesa Militante e Trionfante" di
Andrea Bonaiuti a S. Maria Novella, Firenze
La conoscenza che abbiamo delle danze medievali italiane è prevalentemente circoscritta all'area toscana del XVI secolo attraverso le opere letterarie di autori quali Dante, Boccaccio, i poeti dell'ars nova, i rimatori popolari e Simone Prudenzani. Le informazioni contenute nelle loro opere, benché di straordinaria importanza per la conoscenza dei costumi del tardo medievo, ci offrono però poche informazioni utili alla ricostruzione delle varie tipologie di ballo.

Le parole usate nel Medioevo per descrivere il ballo sono varie: carola, ronda, brando, ridda, rota, tresca, bellonchio. Di esse purtroppo non abbiamo la possibilità di risalire alla coreografia in uso, anche se sappiamo che le danze medievali si distinguevano coreograficamente in due principali figure: il cerchio (ballo tondo o ruota, rota, ridda), in cui i ballerini dandosi la mano in cerchio si muovono guardando verso il centro, e la catena, dove la schiera di ballerini procedono in fila. La danza medievale più caratteristica è la carola, termine che non indica tanto una figura coreografica specifica quanto piuttosto il ballo in senso generale.

Le musiche delle canzoni a ballo medievali non ci sono pervenute, e tracce di questo antico repertorio le possiamo trovare ancora oggi nelle cantilene tramandate oralmente nel corso dei secoli nella tradizione regionale popolare. Ci sono invece pervenuti alcuni brani monodici strumentali attraverso la testimonianza di rare ma preziose fonti manoscritte. In particolare tre manoscritti, che esamineremo più da vicino, ci permettono di entrare in diretto contatto con la musica strumentale del Medioevo italiano e francese.



1. Il codice italiano conservato a Londra (MS British Library, Additional 29987)

Il manoscritto londinese (BL, Add. 29987)
con la pagina contenente il brano
"Cominciamento di gioia" (f. 56)
Questo codice manoscritto è una delle più importanti fonti della musica italiana del Trecento e contiene numerosi brani dei compositori dell'ars nova italiana (tra i quali spiccano Francesco Landini, Jacopo da Bologna, Giovanni da Cascia, Gherardello da Firenze, Niccolò da Perugia, ecc.). Tra i 123 pezzi riportati sono inclusi anche 15 brani melodici strumentali di autori anonimi e dei quali alcuni sicuramente finalizzati alla danza:

- 8 Istampite: "Ghaetta", "Cominciamento di gioia", "Isabella", "Tre fontane", "Belicha", "Palmento", "In Pro" e "Principio di virtù";
- 4 Saltarelli;
- un Trotto;
- il "Lamento di Tristano" e la Rotta;
- la "Manfredina e la Rotta.

Come possiamo notare più della metà delle musiche del manoscritto conservato a Londra è rappresentato dalle istampite, termine derivato dal francese "estampie", che erano danze strumentali particolarmente gradite in ambito cortese italiano. Purtroppo i titoli, di difficile comprensione, non ci aiutano molto nella comprensione della funzione di questi pezzi che, nella tradizione letteraria italiana, non rivestono un ruolo di musica danzante ma piuttosto d'intrattenimento e d'ascolto (come l'istampita suonata con la viola da Minuccio d'Arezzo nella novella settima dell'ultima giornara del Decamerone di Boccaccio).

Possiamo formulare alcune ipotesi sulle origini dei nomi: "Ghaetta" potrebbe riferirsi alla città laziale di Gaeta, "Tre Fontane" al monastero cistercense romano, "Isabella" è un nome comune tipico della aristocrazia del XIV secolo, "Parlamentio" suggerisce l'idea di un insieme di persone riunite insieme, altri pezzi prendono il nome degli stati d'animo che comunicano come la gioia ("Cominciamento di gioia"), l'aggressività ("Belicha", ossia "bellicosa"), il coraggio ("In Pro") e la virtù ("Principio di virtù").

Sicuramente destinati al ballo sono i saltarelli (privi di titolo), il Trotto (un ballo in voga all'inizio del XV secolo e citato da Simone Prudenziani nel Liber Saporecti), e le due compsizioni il "Lamento di Tristano" e la "Manfredina" con le rispettive rotte, ossia vivaci variazioni ritmico-melodiche del ballo. Questa struttura in due parti è l'inizio di quella evoluzione strutturale della musica a danza che evolverà nel corso del tempo nella forma della suite che avrà il suo culmine nella musica barocca.

Oltre a queste danze il manoscritto contiene altre opere di carattere strumentale:
- 4 Chançonete tedesche;
- "Je port amiablement", brano francese di Donato da Firenze;
- Un pezzo anonimo che chiude l'intera raccolta.


Uno dei saltarelli senza titolo contenuto nel MS Add. 29987
(ensemble La Capella de Ministrers, dir. Carles Magraner)



2. Il "Robertsbridge Codex" (British Library, MS Additional 28550)

Una pagina del "Robertsbridge Codex"
Questo codice manoscritto, conservato anch'esso alla British Library di Londra, risale alla metà del 1300 e contiene il testo delle Cronache della abbazia di Robertsbridge, luogo in cui è stato redatto.

Ciò che è per noi significativo sono le sei composizioni che compaiono sugli ultimi due fogli del manoscritto: si tratta di arrangiamenti per tastiera (probabilmente per organo) a due voci, scritte in forma di intavolatura.

I brani contenuti sono:
- 3 Istampite (una delle quali chiamata "Retrove" ed una incompleta);
- 3 arrangiamenti di mottetti (due dei quali di Philippe de Vitry tratti dal Roman de fauvel).

Questo manoscritto è la più antica fonte di musica per tastiera a noi nota, e la tipologia dei brani contenuti pone numerosi interrogativi ai musicologi circa le motivazioni per cui nel manoscritto, rinvenuto in una abbazia, sono contenuti brani di carattere profano piuttosto che liturgico. E' infatti verosimile che i brani, trascritti per tastiera, fossero destinati ad essere suonati sull'organo del centro religioso.

V'è da dire che il Roman de fauvel, poema allegorico e satirico attribuito all'alto funzionario della corte reale francese Gervaise du Bur, benché ritenuto eretico e licenzioso, ebbe grande fortuna e diffusione nel medioevo anche grazie al suo adattamento musicale nello stile della Ars Nova ad opera di Philippe de Vitry.


Una istampita senza titolo contenuta nel MS Add. 28550
(Genzo Takehisa, organo; Junzo Tateiwa, percussioni)



3. Il "Chansonnier du Roi" (Paris BNF, fr. 844)

Una pagina miniata del
"Chansonnier du Roi" (BNF, fr. 844)
Il Chansonnier du Roi ("canzoniere del Re"), chiamato anche Manuscrit du Roi ("manoscritto del Re") è un codice ora conservato, purtroppo in pessime condizioni, alla Biblioteca Nazionale di Francia. Il manoscritto raccoglie oltre 600 canti, composti in maggior parte tra la fine del XII e l'inizio del XIII secolo. Alcuni sono stati scritti da trovatori e trovieri celebri (come Guiot de Dijon o Richard de Fournival) ma molti altri sono anonimi.

All'interno di questa importante collezione redatta tra XIII-XIV secolo troviamo 11 estampie (cioè danze), verosimilmente in uso alla corte di Francia, come l'appellativo "real" (ossia "reale") lascerebbe intendere:
- 8 Estampie Real (raccolte in due pagine: f. 103v-104)
- 3 danze senza titolo

Le 8 estampie real, raccolte assieme in due pagine, sono chiamate ciascuna con il rispettivo numerale ordinale, forse perché concepite come un ciclo: "La Prima Estampie Real", "La Seconda Estampie Real", "La Tierche Estampie Real", "La Quarte Estampie Real", "La Quinte Estampie Real", "La Sexte Estampie Real", "La Septime Estampie Real", "La Ultime Estampie Real".

Le altre tre danze, collocate in altri luoghi del manoscritto, sono prive di titolo. Una è indicata semplicemente come "danse", un'altra come "danse real" e la terza è priva di indicazioni.


La "Quinte Estampie Real", dal Chansonnier du Roi (Ensemble Renaissance)



4. Fonti monori

Oltre a queste tre importanti fonti, ve ne sono altre minori, tra le quali val la pena ricordare per l'area francese il cosiddetto Codice di Montpellier conservato alla Biblioteca della Facoltà di Medicina di Montpellier (MS H.196) che contiene 336 composizioni polifoniche francesi del XIII secolo. Quattro di questi mottetti hanno i "tenores" strumentali, tre dei quali indicati con il titolo di "Chose Tassin" e uno con il titolo di "Chose Loyset", probabilmente il nome di due menestrelli di corte ai quali erano associate le melodie.

"Chose Tassin", dal Codice di Montpellier
(Studio der Frühen Musik, dir. Thomas Binkley)




Dischi consigliati

Questi brani sono presenti singolarmente in moltissimi dischi di musica medievale, utilizzando i più svariati strumenti, ma è piuttosto raro trovare dischi che li raccolgano in maniera integrale. Tra questi ne segnalo due, entrambe recenti e facilmente reperibili sul mercato. Il primo è intitolato "Chominciamento di gioia" ed è la raccolta dei brani del manoscritto londinese ed eseguiti dall'ensemble Unicorn di Vienna diretto da Michael Posch (cd Naxos 8.553131, a prezzo budget). Per quanto riguarda le danze del Chansonnier du Roi la scelta obbligata cade sul cd dal titolo "Estampies e Danses Royales" dell'Hespèrion XXI guidato da Jordi Savall (cd Alia Vox AV 9857, a prezzo pieno). Il disco include anche alcuni brani vocali celebri sempre tratti da questo manoscritto (come Kalenda Maya di Raimbaut de Vaqueiras, Pax! In Nomini Domini! di Marcabru) intercalati tra le varie danze.


Chominciamento di gioia
Virtuoso dance-music from the time of Boccaccio's Decamerone
Ensemble Unicorn
(Rec. 1994 - Playing time: 65')

Naxos 8.553131

Track list



Estampies e Danses Royales
Le Manuscrit du Roi
Hespérion XXI, dir. Jordi Savall
(Rec. 2008 - Playing time: 78')

Alia Vox AV 9857

Track list





Links per approfondire:

- Versione PDF del manoscritto londinese Add. 29987 (dal sito Imslp.org)
- Versione PDF del "Chansonnier du Roi", fr. 844 (dal sito del progetto "Gallica" della Biblioteca Nazionale di Francia)




Nessun commento:

Posta un commento