giovedì 7 maggio 2009

The masque of Oberon

Home Page > Repertorio > Il masque


The masque of Oberon

Ricostruzione del Masque tenuto a Whitehall il capodanno del 1611 per il Principe Enrico. La ricostruzione musicologica è stata curata da Peter Holman e Peter Downey, con musiche di Ferrabosco II e Johnson scelte e adattate dal repertorio dell'epoca.


Ben Jonson
The Masque of Oberon
Musiche di Ferrabosco II, Johnson, Holborne
Musicians of the Globe - Philip Pickett
Philips 446 217 (Reg. 1994 - Playing time: 50')
Track list



La danza era il diverimento principale delle corti dei Tudor e degli Stuart. Sembra che tutte le sere dopo cena si svolgessero delle danze non ufficiali; i cortigiani dedicavano parecchio tempo ed energia ad imparare e far pratica delle nuove danze, dato che goder fama di buon ballerino era un notevole vantaggio in società. La regina Elisabetta dava l'esempio: un diplomatico francese raccontava nel 1598 che "senz'ombra di dubbio la regina domina quest'arte, avendo imparato la maniera italiana di danzare". Giacomo I era più interessato alla caccia, ma la regina Anna era un'ottima e appassionata ballerina, e sotto il suo patrocinio il masque si sviluppò come una forma d'arte importante, celebrata dal lavoro di scrittori come Ben Jonson, Francis Beaumont, Samuel Daniel e George Chapman, compositori come Alfonso Ferrabosco II, Robert Johnson, John Coprano e Nicholas Lanier, e l'architetto Inigo Jones.

Il masque era essenzialmente una cornice drammatica per una serata di danze in società; i revels, la parte dove i partecipanti scelgono i partner tra il pubblico, di solito riempivano soltanto una o due righe nel testo stampato, ma in realtà occupavano la maggior parte del tempo. I masques differivano da altre forme drammatiche per il fatto che le parti dei protagonisti erano danzate e venivano interpretate da aristocratici, tra cui anche membri della famiglia reale. Ben Jonson concepì l'Oberon per il sedicenne principe Enrico, che assunse il ruolo del titolo; si dice che tra gli altri partecipanti al suo masque vi siano stati due conti, tre baroni, cinque cavalieri e due gentiluomini di campagna. Al masque prendevano parte anche dei cantanti e degli attori professionisti, ma in ruoli secondari; nell'Oberon molti di loro facevano parte della "stirpe delle Fate" di Oberon. I ballerini professionisti, di solito tratti dai ranghi dei maestri di danza di corte, venivano richiesti per i vigorosi antimasques, gli episodi comici o grotteschi che precedevano la parte seria del masque, nell' Oberon essi assunsero i ruoli dei Satiri, sebbene ci fosse anche un antimasque di "Fate minori" eseguito da bambini.

Al pari di quasi tutti i masques di corte, l'Oberon venne scritto per un'occasione speciale - il giorno di Capodanno del 1611 - con l'intenzione di adulare il re e celebrare lo status quo. Enrico, nella parte di Oberon, re delle Fate, visita la corte inglese per rendere omaggio a suo padre, Giacomo I. I masques avevano anche lo scopo di suscitare la meraviglia dei visitatori forestieri con la ricchezza e la vivacità della corte inglese, e venivano allestiti nella maniera più lussuosa possibile, con sontuosi costumi, effetti scenici mozzafiato, e musica spettacolare, spesso eseguita da grandi ed esotici gruppi di strumenti e di voci. I pagamenti per l'Oberon rivelano come vi prendessero parte circa 75 musicisti, divisi in gruppi separati a seconda della loro funzione. I suonatori di ciaramella, cornetto, trombone e flauto a becco, tratti dai consorts di strumenti a fiato di corte, eseguivano della musica prima dell'inizio del masque, e coprivano il rumore delle macchine nei cambi di scena. L'orchestra di violini di corte accompagnava di solito le danze, anche se in quest'occasione vennero pagati 20 liutisti per suonare in almeno una delle danze di Enrico - uno speciale e doveroso effetto di magia. Un gruppo di liuti veniva di solito usato anche nelle canzoni, dato che quasi tutti i cantanti del tempo suonavano il liuto e nei masques solevano accompagnarsi sul palcoscenico (nella foto a lato: schizzo di Inigo Jones della scenografia per la prima scena dell'Oberon).


La ricostruzione musicologica di Peter Holman e Peter Downey

La musica per l'Oberon venne scritta da due membri dell'entourage del principe Enrico: Alfonso Ferrabosco II e Robert Johnson. Al pari di altri masques di corte, l'Oberon ci è pervenuto in forma frammentaria, e per metterlo in scena c'è stato bisogno di un notevole lavoro di ricostruzione. Solo tre dei numeri vocali originali sono sopravvissuti; gli altri sono stati riscritti adattando i testi dell'Oberon ad altre canzoni di Ferrabosco e Johnson. I cori sono stati riscritti per intero, dato che non ce ne è pervenuto nemmeno uno dai masques della corte giacobita. Le canzoni si dividono in due tipi: alcune sono simili a normali canzoni con accompagnamento di liuto, mentre altre usano uno stile declamato influenzato dalla monodia italiana, in cui la linea melodica viene spezzata da pause - un accorgimento necessario in un edifìcio affetto da risonanza - e presenta una forma parzialmente determinata da figure provenienti dalla lingua parlata.

Come gran parte dei masques, l'Oberon presentava due tipi di danze coreografate per l'occasione dai maestri di danza di corte su musiche anch'esse scritte appositamente. Nelle danze degli antimasques, l'accento cadeva su movimenti vigorosi di pantomima. Secondo il testo di Jonson, i Satiri "si lanciarono improvvisamente in una danza buffa, piena di gesti e movimenti rapidi, e continuavano a danzare fino al canto del gallo". La memorabile musica di Robert Johnson consiste di brevi frammenti di danze convenzionali combinati senza un ordine preciso; il Seicento preferiva illustrare un bizzarro movimento sul palcoscenico spiazzando il ritmo piuttosto che la melodia o l'armonia. Probabilmente Johnson scrisse questo brano e la Danza delle Fate soltanto in due parti, la voce acuta e il basso, dato che il violinista Thomas Lupo venne pagato "per orchestrarli per i violini"; la sua orchestrazione non è giunta fino a noi, e qui ne viene proposta una scritta da Peter Holman. Le tre danze per i partecipanti al masque dovevano esser state coreografate alla maniera francese, in solenni figure geometriche; un testimone oculare spagnolo racconta che i partecipanti al masque "entrarono danzando due balletti con varie figure e molti balzi, che vennero eseguiti benissimo dalla maggior parte di loro". Da un punto di vista musicale, queste danze sono simili a comuni allemande, con melodie meravigliosamente fantasiose sostenute da un'armonia di grande audacia.

Il resto della musica strumentale non doveva essere stata scritta appositamente per questo allestimento, per cui abbiamo operato una scelta dal consueto repertorio del consort. I brani per strumenti a fiato derivano per lo più da un manoscritto ora al Fiztwilliam Museum di Cambridge, che conserva il repertorio dei consorts per strumenti a fiato della corte giacobita (Augustine e Jerome Bassano facevano parte del consorte flauti a becco di corte), mentre i revels sono tratti da Pavans, Galliards, Almains di Antony Holborne (1599). L'Oberon è straordinario per l'atmosfera di poesia "fatata" del testo (sicuramente influenzato dal Sogno di una notte di mezza estate), oltre che per la bellezza della musica che è giunta fino a noi. Al testimone oculare spagnolo il lavoro piacque moltissimo, anche se il pubblico era molto più interessato alla cena che seguì: "Finito il masque, il re e la regina con le dame e i gentiluomini del masque passarono alla sala dei banchetti, uscendo dopo aver guardato in giro e aver fatto un giro attorno alla tavola; e in un momento la cena venne imbandita con fretta furibonda, secondo la strana usanza di questo paese" (nella foto a lato: schizzo di Inigo Jones della scenografia per la seconda scena dell'Oberon).


L'esecuzione del "Masque of Oberon"

La posizione dei vari complessi strumentali per questa registrazione segue i dettagli a noi noti circa il modo in cui i musicisti si disponevano nella Banqueting House nel 1611 e i Silvani, i Satiri e le Fate (comprese le Fate liutiste) nello studio di registrazione hanno sfilato, si sono spostati e si sono disposti "sul palcoscenico" secondo le convenzioni del periodo. Da un lato della sala veniva eretto un palcoscenico, con sipari e scene mobili. Degli scalini scendevano verso una zona per le danze davanti al palcoscenico; al di là di essa, su un palco, erano disposti i seggi reali. Il complesso di trombe e timpani di corte probabilmente eseguiva le sue fanfare dalla galleria che correva attorno alla sala. Nessuna musica inglese per tromba composta prima del 1680 è giunta fino a noi, ma vi sono prove che Giacomo I e i suoi trombettisti conoscevano la musica per tromba che era eseguita alla corte danese, da dove veniva la regina. I due compositori qui rappresentati dirigevano il complesso di trombe della corte danese, e un parente di Heinrich Lubeck prestò per un anno servizio presso la corte scozzese al tempo delle nozze di Giacomo. L'orchestra di strumenti a fiato del re (cornetti, ciaramelle e tromboni) suonava da dietro le scene. Altri testi e descrizioni di masques rivelano che le ampie sonorità dei complessi di strumenti a fiato servivano sempre a coprire i rumorosi cambiamenti di scena, per accompagnare le entrate e le uscite dei reali e intrattenere il pubblico riunito prima dello spettacolo.

Il complesso di violini di corte eseguiva le danze nella zona ad esse riservata o da una parte del palcoscenico. Questi archi suonavano normalmente per le danze coreografate del masque e per le danze di società che si svolgevano durante un masque, ma a volte le danze del masque erano orchestrate per strumenti più esotici, scelti come simbolo o imitazione del carattere dei ballerini. Anche il complesso di viole e liuti di corte era probabilmente sistemato a lato del palcoscenico. Sembrerebbe che la metà dei 20 liutisti partecipanti interpretassero le Fate sul palcoscenico, suonando nelle danze e nei cori del masque, e alcuni di questi erano cantanti che accompagnavano i propri assolo. Gli altri devono esser rimasti seduti a lato del palcoscenico. Le viole suonavano probabilmente con le voci. I liuti venivano chiaramente scelti per rappresentare il suono argentino della musica delle Fate, e dato che essi eseguono numerose danze del masque da soli, era necessario avere un gran numero di liutisti. Il racconto del testimone oculare che ha assistito all' Oberon suggerisce che gli strumenti a fiato erano associati ai Satiri dell' antimasque - più probabilmente flauti a becco, gli strumenti dalla forma fallica tradizionalmente collegati alle feste e alle passioni dionisiache. I flautisti sedevano tra i liuti e le viole e venivano accompagnati dagli strumenti a corde metalliche pizzicate e da una spinetta.





Melt earth to sea, sea flow to air, And air fly into fire,
Whilst we in tunes to Arthur's chair Bear Oberon's desire;
Than which there nothing can higher be Save James, to whom it flies:
But he the wonder is of tongues, of ears, of eyes.
"Who hath not heard, who hath not seen, who hath not sung his name?
The soul that hath not, hath not been, But is the very same
With buried sloth and knows not fame Which doth him best comprise:
For he the wonder is of tongues, of ears, of eyes.



Nessun commento:

Posta un commento