giovedì 28 maggio 2009

Laudario di Cortona (XIII secolo)

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Laudario di Cortona - Canti devozionali del XIII secolo

Laudario di Cortona
Canti devozionali del XIII secolo
Ensemble vocale "La Dolce Vista" - Giovanni Caruso, dir.
Tactus 270 001 (Reg. 2005 - Playing time: 50')
Track list


Sono il Codice 91 della Biblioteca Comunale e dell'Accademia Etnisca di Cortona e il Codice Banco Rari 18 della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, le due sole fonti a contenere, insieme ai testi poetici, le trascrizioni melodiche delle laude cantate dalle confraternite di laudesi sorte nei comuni della Toscana e dell'Umbria nella seconda metà del secolo XIII. Dei due, il manoscritto di Cortona, appartenuto alla Fraternità di Santa Maria della Laude presso la Chiesa di San Francesco, è il più antico e risale agli anni tra il 1270 e il 1297, in un periodo prossimo alla fondazione di quella che è considerata la prima confraternita, localizzata dagli storici nel 1267 presso la Chiesa di San Domenico in Camporegio di Siena. La lauda a quella data ha già una storia. Le laudes sono le preghiere dell'alba nell'Ufficio monastico delle Ore e a queste si collega la genesi delle volgari Laudes creaturarum di San Francesco (1182-1226). pervenuteci senza notazione sui righi musicali pur predisposti nel Codice 338 di Assisi. Solo testi poetici sono disponibili per il periodo che precede l'affermarsi dei laudesi; fino a quel momento ad eseguire laude sono soprattutto le confraternite mariane.

I canti non presentano ancora caratteri formali definiti, come invece sarà all'epoca della fioritura successiva, quando si compilerà anche il codice di Cortona. L'importanza di questo manoscritto va oltre la testimonianza dell'uso musicale laudistico, poiché esso rappresenta la più antica raccolta conosciuta di canti in volgare italiano e l'unica per tutto il secolo XIII. Si tratta quindi di un documento di estremo rilievo per la storia della musica e della cultura italiana ed europea, data l'influenza che la lauda esercitò anche di là dai confini della koiné italica.

Il repertorio musicale cortonese consta di 46 brani con trascrizione della melodia e 1 brano con il rigo ma senza notazione; 97 sono quelli del più tardo codice fiorentino, di cui però 8 sono privi della notazione musicale. Le due raccolte presentano ben 20 brani in comune. Anonimi sono quasi tutti i componimenti di Cortona ma quattro - "Altissima luce", "Ave vergene gaudente", "Spiritu Sancto glorioso" e "Amor dolce senca pare" - sembrano attribuibili ad un Garzo, sulla cui identità si sono formulate varie ipotesi. Non sono presenti brani di Jacopone da Todi (1230ca.-1306). di cui pure possediamo ben 92 esempi di composizioni poetiche del genere: screditata dagli studi recenti l'attribuzione, un tempo accolta ampiamente, di "Troppo perde i tempo". I 47 componimenti con rigo musicale del manoscritto si susseguono secondo un ordine determinato: i primi 16 sono dedicati alla Madonna, il 17 e il 18 a donne sante, Caterina d'Alessandria e Maria Maddalena, un cospicuo gruppo centrale dal 19 al 32 riunisce brani per le varie fasi dell'anno liturgico, dal 37 si hanno laude ai santi e in chiusura "Salutiam divotamente", ancora rivolto alla Vergene Beata.

Le melodie cortonesi sono per lo più composte di brevi frasi su cui i testi si dispongono sillabicamente, secondo uno strofismo riconducibile generalmente alla forma "zagialesca" o alla ballata, che all'epoca presenta soluzioni metriche diverse ma con la costante di una divisione tra ripresa e strofe. La varietà dei profili, delle movenze melodiche, delle strutture formali, suggerisce un'ampia gamma di tipologie ritmiche, dal ritmo di danza a soluzioni non precisamente misurate e alla libertà declamatoria o recitativa. In seguito a queste ossei vazioni si possono ipotizzare diverse possibilità esecutive anche per quanto concerne l'uso di strumenti - non attestato che da documenti del secolo XIV inoltrato -. l'improvvisazione melodica - sulla falsariga degli stessi esempi melodicamente più elaborati nel codice fiorentino - e l'improvvisazione polifonica, praticata in tutta Europa ormai da secoli nell'ambito del repertorio liturgico della cristianità occidentale - cui la lauda non sembra essere stata estranea, come rivelano alcune evidenti e puntuali corrispondenze melodiche.

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