domenica 3 maggio 2009

Carmina Burana

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I "Carmina Burana"

I Carmina Burana noti nella orchestrazione originale di Carl Orff si rifanno alle omonime composizoni medievali, disponibili anche in esecuzioni medievali filologicamente attinenti agli originali.


La "ruota della Fortuna"
rappresentata nel Codex Buranus
I Carmina Burana sono una delle più importanti sillogi di documenti poetici e musicali del Medioevo, raccolti nel Codex Latinus Monacenis. Il termine "Carmina Burana" è stato introdotto dallo studioso Johannes Andreas Schmeller nel 1847 in occasione della prima pubblicazione del manoscritto: in origine il manoscritto era infatti conservato nell'abbazia di Benediktbeureun (l'antica Bura Sancti Benedicti fondata attorno il 740 da San Bonifacio nei pressi di Bad Tölz in Baviera). Dal 1803, anno dell'entrata in vigore dell'editto napoleonico volto a secolarizzare i beni ecclesiastici, il manoscritto è conservato nella Biblioteca Nazionale di Baviera.

I testi dei Carmina Burana sono intervallati da notazioni morali e didattiche, sulla scia delle enciclopedie moralizzanti in uso nel Medioevo, e la varietà degli argomenti (specialmente religioso e amoroso ma anche profano e licenzioso) e delle lingue riassume le vicende degli autori, i clerici vagantes altrimenti detti goliardi (dal nome del mitico vescovo Golia) che usavano spostarsi tra le varie nascenti università europee.

Il manoscritto contiene in tutto 315 testi poetici scritti su 112 fogli di pergamena decorati con 8 miniature di cui una che rappresenta la Ruota della Fortuna (vedi la foto sopra). I componimenti sono per lo più anonimi anche se compaiono nomi celebri come Pietro Abelardo, Ugo d'Orleans, Gautin de Châtillon, Pierre de Blois, ecc.

Il codice fu concepito secondo un preciso piano strutturale in 5 sezioni:
1. Carmina Moralia: argomento satirico-morale (circa 50 testi),
2. Carmina Veris et Amoris: argomento amoroso (circa 130 testi),
3. Carmina Lusorum et Potatorum: canti conviviali e di libagione preceduti da testi satirici e conclusa da due drammi sacri (circa 50 testi),
4. Carmina Divina: argomento moralistico sacrale.

"Gruppo di bevitori" (dal Codex Buranum)
Tutte le liriche erano destinate al canto ma gli amanuensi non hanno riportato sempre la notazione musicale (che è quella neumatica in campo aperto), ma alcune indicazioni musicali più precise sono ricavabili da altri manoscritti. In definitiva oggi ci rimane la musica di una cinquenatina di questi canti. Se la musica può essere ricostruita in base all'altezza dei suoni e del ritmo, nulla però sappiamo sugli strumenti da impiegare, il che lascia spazio ad una notevole libertà interpretativa.

Tra i canti divenuti più celebri troviamo il carmen 14 O varium Fortune lubricum (O Fortuna volubile e altera) appartenente alla prima sezione della raccolta. In esso si descrive l'attività della la Fortuna, concepita secondo l'immagine antica di una dea cieca e bendata, insensibile ai desideri umani, che distribuisce gioie e dolori, crea e distrugge senza favore alcuno sempre intenta a girare la sua ruota: «La Fortuna crea e distrugge, abbandona colui che prima protegge per favorire quello che respingeva. Come è contraddittoria questa opera che offre labili doni. Incerti sono i patti della sorte che dona ricchezza e nobiltà ai poveri e umilia chi è potente»

Appartiene alla terza sezione del Codex Buranum il carmen 196 In taberna quando sumus (Quando siamo in osteria). Inno goliardico tra i più noti della tradizione medievale, è una sorta di parodia della liturgia in cui la taverna viene rappresentata come luogo di gioia in cui si dimenticano le preoccupazioni del vivere quotidiano: «Quando siamo in osteria non ci preoccupiamo di morire, ma ci lanciamo in quel gioco per il quale sempre ci diamo da fare. (...) Alcuni giocano a dadi, altri bevono, altri vivono dissolutamente e di quelli che indugiano a giocare alcuni vengono spennati, altri si arricchiscono, altri devono vestirsi di sacchi. Qui nessuno teme la morte, ma in nome di Bacco si gioca la sorte. (...) Beve quello, beve quella, beve il servo con l'ancella; beve l'operoso, beve l'ozioso, beve il bianco, beve il nero; beve il deciso, beve l'incostante, beve il dotto, beve l'ignortante...».


Carmina Burana 196: "In taberna quando sumus" (New London Consort, dir. Philip Pickett)


Oggi i Carmina Burana, ed in particolar modo il brano "O Fortuna", sono noti al grande pubblico soprattutto grazie al lavoro realizzato da Carl Orff nel 1937 che, sebbene affascinante, non si attiene alle indicazioni contenute nel codice e si tratta dunque di musica del Novecento, appoggiata su questi testi medievali in parte modificati e alla ricerca di un "sound medievale". Quanto detto non toglie comunque il notevole valore artistico dell'opera, che ha riscosso e continua a riscuotere ancora oggi il favore del pubblico.



Dischi consigliati


Le registrazioni di questi brani sono state realizzte da vari ensemble tra i quali ci sentiamo di segnalare quelle realizzate negli anni '60 da Thomas Binkley alla guida dello Studio der Frühen Musik e recentemente ristampate (2cd Teldec "Carmina Burana: the Benediktbeuren Manuscript", UPC: 0825646976591) e quelle incise negli anni '70 da René Clemencic con il suo Clemencic Consort (3cd Harmonia Mundi "Musique d'Abord", attualmente fuori catalogo).
Una antalogia più recente e corposa, registrata negli anni '80 e che ci sentiamo di consigliare, è quella che ci offre Philip Pickett con il New London Consort (4 cd Decca "L'Oiseau-Lyre", disponibili anche singolarmente).




Per quanto riguarda i Carmina Burana di Carl Orff, la registrazione di riferimento, è senz'altro quella di Eugen Jochum con la Orchestra of the Deutschen Oper Berlin diretta, ed i solisti Gundula Janowitz, Dietrich Fischer-Dieskau e Gerhard Stolze (cd Deutsche Grammophone "The Originals", 447 437-2). Peraltro si tratta dell'unica edizione discografica che alla sua uscita ebbe l'approvazione sottoscritta dell'autore.










- I testi in latino di tutti i carmina