giovedì 30 aprile 2009

Jordi Savall e l'Hespérion XXI

Home Page > Interpreti > Jordi Savall

Jordi Savall


Jordi Savall è nato a Igualada (Barcellona) nel 1941. Ha iniziato gli studi musicali all'età di 6 anni facendo pratica in un coro di bambini della sua città natale e studiando il violoncello al Conservatorio Superiore di Musica di Barcellona fino al 1965.

Esploratore avido di nuovi orizzonti, ha avvertito rapidamente l'importanza della musica antica e ha valorizzato la viola da gamba, strumento praticamente dimenticato, così come il patrimonio musicale sconosciuto della penisola iberica. Completa la sua formazione presso la Schola Cantorum Basiliensis (Svizzera 1968-1973) dove nel 1973 ha occupato il posto del suo maestro August Wenzinger.

Fin dal 1970 ha inciso come solista i capolavori del repertorio per viola da gamba, ed è stato rapidamente riconosciuto dalla critica internazionale come uno dei più grandi interpreti di questo strumento. Scopritore instancabile di opere dimenticate, ha creato tra il 1974 e il 1989 diversi complessi che gli hanno permesso di interpretare un vasto repertorio che spazia dal Medio Evo (Chant de la Sybille) ai primi anni del XIX secolo (Martin, Soler, Arriaga).

Nel 1974 Jordi Savall ha creato, insieme al soprano Montserrat Figueras, Hopkinson Smith e Lorenzo Alpert, l'Ensemble Hespèrion XX, cui sono seguiti La Capella Reial De Catalunya (1987) e Le Concert Des Nations (1989). Il complesso si è rapidamente posto all'avanguardia dell'interpretazione, grazie ad una nuova concezione caratterizzata da una grande vivacità musicale e associata ad un'estrema fedeltà storica. La rilevante attività concertistica (circa 100 concerti l'anno) permette all'ensemble di visitare regolarmente i principali festival di musica antica di più di 25 paesi in tutto il mondo (Europa, Stati Uniti, America Latina, Medio ed Estremo Oriente, Australia e Nuova Zelanda). Oltre ai propri complessi, Jordi Savall ha diretto diverse orchestre di prestigio internazionale come la Orquesta Sinfonica de la Fundacion Calouste Gubelkian, La Camerata di Salisburgo, la Wiener Kammerorchester e recentemente la Philharmonia Baroque Orchestra di San Francisco.

Unanimemente riconosciuto come uno dei maggiori interpreti di musica antica, Jordi Savall è una delle personalità musicali più eclettiche della sua generazione: violista, direttore e creatore di uno stile personale, le sue attività di concertista, pedagogo e di ricercatore ne fanno uno dei principali protagonisti dell'attuale rivalorizzazione della musica storica.

Con la sua partecipazione al film di Alain Corneau Tutte le mattine del mondo (che ha ricevuto 7 César, tra cui quello per la migliore colonna sonora), ha dimostrato che la musica antica non è necessariamente elitaria o minoritaria e che può interessare anche un pubblico sempre più giovane e vasto. Il disco di questa colonna sonora ha avuto un successo senza precedenti sia in Francia che all'estero. Ha realizzato anche le colonne sonore dei films Jeanne la Pucelle (1993) di Jacques Rivette, il Páiaro de la felicidad (1993) di Pilar Miró e Marquise (1997) di Vera Belmont che ha ricevuto una nomination per il premio César 1998.

Durante questi 30 anni di intensa attività, Jordi Savall ha ricevuto numerosi riconoscimenti. Nel 1988 è stato nominato Officier de l'Ordre des Arts et Lettres dal Ministero della Cultura francese. Ha ricevuto la Croce di Sant Jordi dal Generalitat de Catalogne. Nel 1992 è stato nominato "Musicista dell'anno dal Le Monde de la Musique" e nel 1993 "Solista dell'anno" nell'VIII edizione de Victoires de la Musique. Nel 1998 riceve la Medagli d'Oro delle Belle Arti dal Ministero della Cultura spagnolo e nel 1999 fu nominato membro onorario della Konzerthaus di Vienna. Recentemente è stato insignito del Premio de Honor dalla Fundació Jaume I e della Laurea Honoris Causa dall'Università Cattolica di Louvain in Belgio.

La sua importante discografia (più di un centinaio di registrazioni EMI, Astree/Auvidis, Alia Vox), ha ricevuto più di cinquanta premi, tra i quali Grand Prix de l'Académie du Disque Français (1988-1989), Gran Prix de l'Académie Charles Cros (1989 e 1993), Prix de l'Académie du Disque Lyrique (1990), Diapason d'Or (1991), Grand Prix de la Nouvelle Académie du Disque (1992), César per la migliore musica per il film Tutte le mattine del mondo (1992), il Premio Fondazione Giorgio Cigni a Venezia (1995), il Premio CD Compact, premio al MIDEM Cannes Classical Awards nel settore della musica Antica/Profana/Strumentale etc...

Dal 1998, Jordi Savall ha iniziato a pubblicare in esclusiva con il nuovo marchio Alia Vox. Il sito della nuova etichetta discografica, nella quale sono confluite anche le ristampe delle sue numerose registrazioni precedenti, è www.alia-vox.com.



L'ensemble Hesperion XXI

Nell'antichità venivano chiamate Hesperia le due penisole più occidentali dell'Europa: l'Iberica e l'Italica (in greco Hesperio signfica originario di una di queste penisole). Hesperio era anche il nome del pianeta Venere quando la sera appariva ad Occidente.

Riuniti intorno ad un intento comune - lo studio e l'interpretazione della musica antica basati su premesse nuove e moderne -, e affascinati dall'immensa ricchezza del repertorio ispanico ed europeo prima del 1800, Jordi Savall (archi), Monserrat Figueras (voce), Lorenzo Alpert (fiati e percussioni) e Hopkinson Smith (strumenti a corde pizzicate) fondarono nel 1974 l'ensemble Hespèrion XX, dedicato all'interpretazione e rivalutazione di alcuni aspetti essenziali di questo repertorio. Per oltre 25 anni, Hespèrion è stato fedele all'intento iniziale e ha eseguito numerose opere e programmi inediti sia dal vivo che tramite differenti mezzi di diffusione registrata, come incisioni discografiche o produzioni radiofoniche e televisive (più di 30 incisioni per la EMI, Astrée, Philips, DG-Archiv, Fontalis, Alia Vox).

Il nome Hespèrion viene completato dal numero romano venti (XX), corrispondente al Ventesimo Secolo, a significare che la ricerca della Musica Antica aveva anche un carattere contemporaneo. Con il nuovo millennio Hespèrion rimane ancora valido strumento di ricerca e come tale ha aggiunto al proprio nome il numero romano corrispondente al nuovo secolo appena iniziato. Il gruppo pertanto diverrà d'ora in poi Hespèrion XXI.

Lo spirito che ha caratterizzato Hespèrion fino ad oggi è stato il modo eclettico in ci sono state compiute le scele artistiche. Ciò ha permesso al gruppo di interpretare non solo un gran numero di importanti brani medievali spagnoli, ma anche brani rinascimentali e barocchi inglesi (Dowland, Tye, Coprario, ecc.). Il gruppo ripropone anche altri repertori europei, per gran parte sconosciuti al grande pubblico, che proprio la loro esecuzione ha contribuito a rendere noti (compositori come J. Jenkins, J. Rosenmuller, S. Scheidt a altri), oltre a quelli di compositori famosi come Bach e Purcell.

Un repertorio così vasto richiede formazioni varie, ed esige eccezionale virtuosismo e profonda conoscenza dei diversi stili ed epoche da parte degli esecutori. Per questo Hespèrion XXI è diventato un ensemble internazionale composto dai migliori solisti del mondo, ciascuno eccellente individualmente nel proprio strumento, che si altrenano secondo il repertorio proposto in ogni singola occasione, ma il cui nucleo di base rimane fisso. Nel quadro odierno delle problematiche interpretative della musica antica, l'originalità di Hespèrion XXI sta nel coraggio delle sue scelte. Esso rappresenta la creatività individuale espressa nell'ambito del lavoro di gruppo, la ricerca di una sintesi dinamica tra espresione musicale, conoscenze stilistche e storiche e immaginazione creativa dei musicisti del nuovo secolo.

Sito web: www.alia-vox.com

***



ESCLUSIVA - Incontro con Jordi Savall

Ecco la trascrizione di alcuni passaggi della conferenza-incontro tenuto da Jordi Savall nel negozio Iperdue di Brescia il giorno 3 aprile 2002.

DOMANDA - Nella musica barocca più solare e scintillante, come Lully, Savall è capace di restituire regalità e potenza a queste musiche ma nello stesso tempo è capace anche di venarle di un senso del tempo che scorre tipicamente secentesco. Nei brani per viola da gamba sola, invece, più intimi e più introversi legati alla caducità del mondo Savall fa emergere la fierezza dell'uomo e il suo essere al centro del cosmo. Come è possibile attraversare spazi così lontani, spiriti così diversi, musiche apparentemente così opposte?

SAVALL - Anche se la viola, l'orchestra e il canto sembrano appartenere a mondi diversi tra loro, la musica è una sola, sono solo i mezzi che cambiano perché essa si basa su elementi definiti che conducono alla nascita di una sorta di dialogo. La musica non si può dominare: o si dialoga con essa o non si ottiene niente. Questa è la mia filosofia: se uno vuole fare bene la musica, deve lasciare la musica nel suo spazio, nella sua dimensione, e cercare di dialogarci assieme. La musica ha una dimensione che è fatta di molti elementi che noi dobbiamo in quelche modo reinventare, nel senso che purtroppo disponiamo solo di pochi riferimenti nei confronti della musica che il compositore ha originariamente immaginato perché noi ci troviamo ormai lontani molti secoli dal momento creativo e si sono frapposte molte generazioni di prassi esecutive. Dobbiamo dunque cercare di ritrovare quei punti che vediamo il più vicini possibili allo stile dell'epoca, ma questo si deve fare con il massimo di umiltà perché il peggio che si possa fare è il pensare che uno sappia tutto, che uno sia il migliore e possa fare ciò che vuole. L'umiltà è la prima condizione per fare in modo che si possa intraprendere il cammino che porterà a capire a fondo una musica: verrà così a crearsi una relazione nella quale si sente proprio che la musica fa ritornare quell'amore che ci abbiamo messo dentro nel farla, ed è questo il segno principale che ci porta a dire che le cose funzionano. Quando si fa un investimento di tempo e di amore nell'imparare a conoscere il mondo in cui una musica è stata scritta, questo investimento poi ritorna indietro moltiplicato, e dopo aver fatto questo cammino ci si sente come a casa, e si può "parlare" liberamente senza fare una traduzione simultanea come quella che sto fancendo io in questo momento (Savall sta rispondendo in lingua italiana, ndr).
Da questa condizione discende quell'elemento così importante che è la libertà, che non è altro che una somma di elementi quali la conoscenza e il controllo della tecnica dello strumento, componenti che permettono di fare in modo tale da consentire che la musica vada per se stessa dall'esecutore all'ascoltatore. La libertà è una condizione fondamentale per una buona intrpretazione, ma la libertà non significa fare ciò che uno vuole bensì rappresenta il frutto di più componenti quali la maturità e la conoscenza profonda della musica; è una cosa che si apprende solo col tempo...

DOMANDA - Il maestro Savall ha sempre cercato di valorizzare il popolo: "un popolo senza memoria non ha futuro" ha scritto. Ci può parlare di queste radici che appartengono alla sua storia?

SAVALL - Come si può fare una musica se non si possiede una relazione con le radici della cultura da cui ha origine? Se noi non comprendiamo le radici possiamo capire solo la parte superficiale, che è quella meno essenziale. Sono convinto che le radici siano quegli elementi fondamentali per ritrovare tutte le varietà di influenza esistenti tra musica e cultura, diversità che vanno dalla Grecia antica, dal mondo romano, ortodosso, cristiano, giudeo e arabo. Sono tutti elementi che hanno marcato l'inizio e la evoluzione della civilizzazione europea e sono presenti nello scorrere della storia dell musica spesso in una forma che non è così facile da vedere. Se uno studia questa storia capisce molte cose e comprende perché in quel dato momento c'è stato un cambio, perché in quel dato momento cresce e si sviluppa in una data zona dell'Europa un'arte dell'improvvisazione e della variazione che prima non era presente, perché nasce la polifonia, ecc.
Una dei più grandi contributi della civilizzazione europea è stata questa codificazione del linguaggio musicale che ha fatto di questo linguaggio non solo l'esplosione della cultura europea ma anche un linguaggio che è stato accettato come lingua universale in migliaia di musiche diverse, e questo già a partire dal canto gregoriano. Detto tra parentesi: uno dei più grandi disastri culturali della nostra epoca è stata l'eliminazione del canto gregoriano dalla liturgia cristiana, perché ciò è equivalso ad eliminare le nostre radici, e questo ha e avrà profonde conseguenze nel tempo da momento che ci siamo privarti di un linguaggio non solo estetico ma anche spirituale molto potente e sviluppato.
Uno dei privilegi più importanti che possiede un musicista penso sia quello di poter dialogare con diverse culture, con persone con le quali parlando non ci si capirebbe per via della lingua, ma con le quali cantando tutto diventa più chiaro e immediato. La cosa più bella per me è andare all'estero, anche in altri continenti, e fare sentire le musiche come quelle di Del Enzina, Monteverdi e Bach, e vedere che queste musiche picciono e sono capite.

DOMANDA - Come mai ha scelto uno strumento come il violoncllo e la viola da gamba?

SAVALL - Ho cantato per quasi 14 anni, e quando ho perduto la mia voce mi sono sentito un po' vuoto. Ho quindi iniziato a suonare tutti quegli strumenti che si suonano durante l'adolescenza come la chitarra, le percussioni, l'armonica, ecc. finchè ho scoperto questo strumento e mi è piaciuto moltissimo per la sua capacità di "cantare", di "parlare" come la voce umana. Essendo catalano conoscevo bene Pablo Casals, e una delle cose che più mi aveva colpito era la storia incredibile di un ragazzo che va in un negozio e trova una partitura con le suite per violoncello di J.S. Bach e la studia per 10 anni finchè un giorno le fa suonare dicendo: "sentite come sono semplici mentre in realtà non lo sono affatto". Anch'io ho cercato in qualche modo di trovare le mie suite, e per questo quando studiavo cercavo sempre partiture diverse da quelle che suonavano i miei colleghi e così ho iniziato con Marais, Bach, Simpson e tante altre musiche che erano musiche originali per viola, anche se al momento non sempre me ne rendevo conto. Al conservatorio tutti volevano sempre fare Haydn e Mozart mentre io portavo nella mia tasca l'arte della fuga di Bach e dicevo: "facciamo questa robetta qui", ma rispondevano "ma no, ma no, è noioso..."(risate del pubblico) e dovetti lottare non poco per introdurre ogni tanto anche la "mia" fuga che era molto più difficile di un quartetto...
Non sapevo se la viola da gamba avesse un repertorio significativo, conoscevo cose belle ma non sapevo quante ce ne fossero, finché sono stato nella Biblioteca di Parigi e nel British Museum dove trovai una notevole quantità di musiche che nessuno suonava, e questo è stato per me quello che mi ha fatto dire: "ma una musica così bella perché non deve essere suonata?". Al tempo, quando ho iniziato a suonare il violoncello, la mia famiglia e miei amici mi dicevano: "vai a morire di fame!". Infatti negli anni '50 inziavano a diffondersi le machine per la riproduzione del suono sicché tutti i musicisti che suonavano alla domenica il quarettto col pianoforte si trovavano senza lavoro, sicchè per la gente comune l'essere musicista equivaleva ad essere una persona senza lavoro. Oggi penso invece che se non avessi fatto quello che ho fatto, ora mi sarei sentito male; quando si ha la fortuna di fare ciò che si ama, è una cosa meravigliosa... [...]

DOMANDA - Spesso si nota che in gruppi di musica antica musicisti giovani nutrono una sorta di diffidenza o addirittura di odio nei confronti della musica dell'Ottocento, allo stesso modo in cui si possono trovare persone che vanno a concerti di musica dell'Ottocento e hanno diffidenza nei confronti della musica antica. Le vorrei chiedere: sono davvero due mondi così incompatibili? Lo spirito umano è unico nella storia occidentale oppure c'è davvero una frattura tra musica antica e dell'Ottocento?

SAVALL - Penso che la frattura sia da ricercare nella mentalità e non nella musica perché forse quello che la persona non capisce è semplicemente dovuto al fatto che non ha avuto curiosità o le è mancata una certa formazione. Il recupero del suono originale è una delle rivoluzioni della nostra epoca, e molti interpreti si trovano con una parte della società che non li comprendono o non li accettano perché ciò porta ad un inevitabile processo di ripensamento, ricominciare di nuovo, il loro mondo perde la sua stabilità e tutto viene a mettersi in dubbio... questo può spiegare questa diffidenza. Lo stesso vale per quei giovani che sono educati alla musica barocca, rinascimentale e medievale: quendo sentono una sinfonia di Beethoven davanti a certi finali si chiedono a cosa serva questa ripetizione che appare loro troppo pretenzionsa o distante... Ho visto bambini non capire una sinfonia di Beethoven mentre sono attratti dalle Lachrimae di Dowland o da un pezzo di Bach. Ma anche in questo si tratta di far capire la differenza.
Va forse ricordata quella situazione storica che dura fino al 1826 quando si interpreta per la prima volta una Passione di Bach completa con la riorchestrazione di Mendelssohn: questa è una grande novità, fino a quel tempo infatti si pensava che una musica nuova fosse migliore di una antica. Se prendiamo la vita di Haydn e Mozart di Sthendal questo concetto ci appare chiarissimo: si dice che adesso ci sono finalmente compositori che hanno imparato a fare composizioni belle in grado di dominare la tecnica e capaci di fare melodie che si capiscono, non come quei compositori del Barocco che fanno contrappunti incomprensibili con una voce sopra l'altra...
Questo è quello che oggi stiamo recuperando, perché la storia della musica è stata influenzata da quello che noi siamo soliti chiamare Rinascimento. Il Rinascimento è la scoperata della cultura della Grecia antica, quindi dei testi letterari, dell'architerrura, ecc. e giunge come una specie di esplosione interna che porta ad un ritorno al classicismo. Per la musica questo non è successo perchè non era rimasta alcuna musica che si potesse ascoltare, dunque mancavano modelli per farla diventare classica. Per questo si è cercato di comporre ogni volta in modo diverso, e un Monteverdi ha ritrovato nella sua fantasia questo linguaggio della Grecia antica col recitativo tipico della declmazione del teatro greco. Tutto ciò portò al punto che ogni volta che si realizzava un'opera la si rappresentava solo poche volte e poi la si abbandonava perché ne arrivava un'altra che si riteneva fosse più bella ed interessante. Si dovette arrivare a Mozart per iniziare a mettere in dubbio questa situazione, e così con Mendelssohn cominciò questa riscoperta. Oggi, grazie alle possibilità che ci offre il disco, possiamo finalmente avere l'accesso a questi mondi straordinari così lontani nel tempo dal nostro... [...]


Trascrizione e revisione: © 2002 Aldo Galli
Fotografie: © 2002 Iperdue
(si ringrazia Francesco Iandola per la gentile concessione)





Nessun commento:

Posta un commento