sabato 25 aprile 2009

Claudio Monteverdi: la vita e le opere

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Claudio Monteverdi: la vita e le opere


Ritratto di Monteverdi così come
appare sulla copertina dei "Fiori Poetici"
di G. B. Marinoni (1644)
Claudio Monteverdi nacque a Cremona nel maggio del 1567. Affidato dal padre - medico - alla scuola di Marc'Antonio Ingegneri, pubblicò, a soli 15 anni, la sua prima raccolta di Sacrae cantiunculae a tre voci. Nel 1584 compaiono le Canzonette a tre voci: e dopo tre anni di intenso lavoro, verosimilmente ancora sotto la guida dell'Ingegneri, il grande editore veneziano Gardano gli pubblica il Primo Libro dei Madrigali a 5 voci.

Del 1590 è il Secondo Libro ed in questo stesso anno Monteverdi ottiene il suo primo incarico come "suonatore di viola" presso la corte del Duca Vincenzo Gonzaga in Mantova. Nei primi due anni di soggiorno in questa città compone il Terzo Libro dei Madrigali che godrà - tra il 1594 ed il 1621 - di ben sette ristampe. Nel 1595 pare si debba collocare il suo matrimonio con Claudla Cattaneo, cantante, anch'essa al servizio del Gonzaga.

Tra il '95 ed il '99, Monteverdi accompagnerà due volte il duca Vincenzo in viaggi lunghi e faticosi: il secondo del quali, nelle Fiandre, non sarà tuttavia privo di interesse musicale per il giovane compositore, che di questa sua esperienza terrà conto negli Scherzi Musicali del 1607.

Nell'ottobre del 1600 è probabile che, sempre al seguito del Gonzaga, si recasse a Firenze in occasione delle nozze di Enrico IV di Francia con Marla de' Medici: viaggio di eccezionale importanza, che consenti a Monteverdi di ascoltare la prima esecuzione dell'Euridice di Jacopo Peri e di prendere contatto con l'ambiente della "Camerata Fiorentina", e di vivere da vicino le prime esperienze di quello "stile rappresentativo" che egli porterà poi a mai più raggiunta perfezione.

Nominato nel 1601 "Maestro della musica" nella corte mantovana, pubblicò nel 1603 il Quarto Libro dei Madrigali e nel 1605 il Quinto Libro nel quale, per la prima volta, compare accanto alle voci una parte strumentale indipendente di basso continuo. Fosse un fermento delle esperienze assimilate a contatto con la "Cametata Fiorentina", fosse una autonoma determinazione, egli conclude nel 1607 la composizione dell'Orfeo: l'opera prodigiosa in cui, per la prima volta, tutti gli elementi del teatro drammatico musicale (dalle voci all'orchestra) raggiungono il vertice di una perfetta convergenza espressiva.

Il 10 settembre 1607 muore a Cremona la moglie Claudia, l'unico e mal dimenticato amore della sua vita. Pochi giorni dopo i funerali, il duca Vincenzo gli impone il ritorno a corte per iniziare la composizione di una Arianna su libretto del Rinuccini, da rappresentarsi durante i festeggiamenti per le nozze di Francesco Gonzaga con Margherita di Savoia. Il 28 maggio 1608 l'opera va in scena con enorme successo. Il 4 giugno successivo viene rappresentato il Ballo delle Ingrate che ritroveremo tra i Madrigali Guerrieri et Amorosi pubblicati nel 1638.

Trascorso un breve periodo di riposo e cura in Cremona, Monteverdi rientra a corte e vi trascorre un periodo di relativa calma, durante il quale si dedica alla composizione della Messa a sei voci, dedicata a Papa Paolo V e pubblicata a Venezia nel 1610. Due anni dopo moriva Vincenzo Gonzaga e gli succedeva il figlio Francesco che, nel luglio 1612, licenziava il suo maestro di cappella.

Monteverdi nel celebre
ritratto di Bernardo Strozzi
Monteverdi lasciò la corte mantovana, dopo ventidue anni di servizio, con un "benservito" e 25 scudi! Un anno dopo (luglio 1613) muore a Venezia G.C. Martinengo, maestro di cappella della Serenissima, e Monteverdi è chiamato a sostituirlo.

Nel 1614 viene pubblicato il Sesto Libro dei Madrigali, nel quale, tra l'altro, è compresa la celebre "Sestina" in memoria di Caterina Martinelli cantatrice, nonché la versione polifonica e il Lamento d'Arianna. Nel 1616 compone, per incarico del duca Ferdinando di Mantova, il balletto Tirsi e Clori che sarà pubblicato nel 1619 nel Settimo Libro dei Madrigali. Tra il 1617 e il 1620, Monteverdi compone un intermezzo Gli amori di Diana ed Endimione, alcune musiche per le feste marinare di Venezia, e una Andromeda, forse non finita mai, su testo del Marigliani. Di tutte queste musiche nulla ci resta, salvo alcuni brani dell'Intermezzo pubblicati (1641) nella Selva morale et spirituale.

E' del 1624 una delle composizioni monteverdiane più importanti: il Combattimento di Tancredi e Clorinda, su testo tratto da La Gerusalemme liberata (già il Tasso gli aveva offerto testi preziosi per il Secondo e Terzo Libro dei Madrigali e altri gliene offrirà in seguito).

Nel 1627, su libretto di Guido Strozzi, compone ancora per la corte di Mantova La finta pazza Licori, in cinque atti. L'opera è andata perduta, ma non le 23 lettere di Monteverdi che si occupano diffusamente della composizione, della struttura del testo poetico e dell'allestimento scenico dell'opera: complesso di documenti raro e mirabile per l'acutezza, la varietà e la profondità delle intuizioni monteverdiane In tema di teatro musicale.

Ancora un'opera, di cui non ci resta che il titolo, l'Armida, composta nel 1628 su commissione della corte mantovana. Anche dello stesso anno (e tutte perdute per noi) sono le musiche di un Torneo per la corte parmense del Farnese, di alcuni Intermedi, e della Prosperina rapita, composta su libretto di Giulio Strozzi per le nozze di una Mocenlgo con un Giustiniani. Di un Ulisse, di cui da notizia una pubblicazione bolognese del 1630, non si hanno più precise notizie: ma la cosa presenta un certo interesse se collegata al problema dell'incerta attribuzione a Monteverdi del Ritorno di Ulisse in Patria, ch'egli scriverà dieci anni più tardi.

La tragedia di devastazione e di peste che nel 1630 si abbattè sull'Italia con l'arrivo dei Lanzichenecchi, intervenuti nella lotta di successione al vacante trono di Mantova e la terribile epidemia che colpì Venezia (46.000 furono i morti) dovettero, con tutta probabilità, indurlo a realizzare un antico proposito per cui presumibilmente nel 1632 egli prese gli ordini sacri. La qualifica di "molto reverendo" appare infatti per la prima volta nella stampa del Gardano degli Scherzi Musicali a una e due voci, comparsa In quell'anno.

Fino al 1638 non vi sono memorie di avvenimenti degni di nota. Nel '38, Alessandro Vincenti pubblica i Madrigali Guerrieri et Amorosi - Libro ottavo in cui sono contenute alcune delle maggiori creazioni monteverdiane: il Combattimento di Tancredi e Clorinda, tra i madrigali "guerrieri" e il mirabile Lamento della Ninfa, a quattro voci, tra i madrigali "amorosi." La raccolta si chiude con il Ballo delle ingrate.

Del 1639 si ricorda una trionfale ripresa dell'Arianna al Teatro S. Molsé. Nel 1640 compare una grande raccolta di musiche religiose, che Bartolomeo Magni editore pubblica sotto il titolo di Selva morale et spirituale.

Nel 1640 e '41, Monteverdi compone per i teatri veneziani due opere, ambedue su libretto di G. Badoaro: Le nozze di Enea con Lavinla (la cui partitura è andata perduta) e Il ritorno di Ulisse in patria, sulla cui attribuzione tuttavia la critica non è del tutto concorde.

Nel 1642, a 75 anni, Monteverdi presenta al Teatro Grimani il suo ultimo capolavoro: L'incoronazione di Poppea, su libretto del geniale avvocato veneziano Gianfrancesco Busenello, spletatamente modificato e largamente tagliato dal musicista che ha del teatro in musica un'intuizione infallibile: ed è così che egli realizza il prodigio di una opera in cui si sintetizzano in perfetto equilibrio tutte le più alte possibilità espressive del genio monteverdiano.

Il 29 novembre 1643 Claudio Monteverdi morì di febbre maligna nella Canonica di S. Marco. Fu sepolto con solenni esequie nella Chiesa dei Frari.




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